Il “Rapporto Colao”, le altre annunciate riforme ambientali e l’urgenza di attendere (ancora un po’)

In questo articolo cerco di contestualizzare il “Rapporto Colao” all’interno nel ben più ampio quadro delle riforme (non solo) ambientali, spesso annunciate ma quasi mai seriamente implementate: sembra che nel nostro Paese si dedichi (si perda) molto tempo a disquisire su teorie e ideologie, e ci si dimentichi di come fare per implementarle.
La sensazione, nel leggere il “rapporto Colao”, e che la politica, che ha commissionato quel report, continui a seguire quella strada.
Per la lettura delle parti tecniche del rapporto, e delle riforme a contorno, vi rimando all’articolo (pubblicato sul n.7/2020 della rivista Ambiente & Sviluppo) intitolato ironicamente «Il “Rapporto Colao”, le altre annunciate riforme ambientali e l’urgenza di attendere (ancora un po’)», nel quale ho immaginato (o semplicemente descritto?) il nostro legislatore “alla fiera dell’est”….
Infatti “e venne il «decreto rilancio» che precedette il «DL semplificazioni» che seguì cli «Stati Generali» che presentarono il «rapporto Colao» che al mercato il Governo – forse – comprò)”….

Molti gli spunti offerti dalla politica nostrana.
Qui di seguito potrete trovare alcune considerazioni, a valle dell’attenta lettura dei documenti analizzati nel contributo

L’urgenza delle riforme, non solo ambientali, vitali per il Paese

Si può non essere d’accordo con chi parla (a prescindere dalla longitudine da cui ne parla) di rilancio, di sburocratizzazione, di semplificazioni, di incentivi mirati, di “pensare concretamente”, di velocizzare il “sistema Italia”?
Messa in questi termini – perché è stata presentata in questi termini – la risposta è banale nella sua ovvietà.
Anche perché è una risposta che pavlovianamente diamo da lustri, nel nostro Paese, in attesa che queste (quelle, in senso diacronico: sono identiche) enunciazioni vengano concretizzate.
Nel frattempo, continuiamo a vivere, quasi assuefatti, nell’eterna attesa di Godot (la “madre di tutte le riforme”), ripetendo come un mantra frasi fatte per additare il colpevole – concreto o astratto che sia – di turno (1) .

Perché le riforme suggerite nel Rapporto Colao non sono state attuate finora

Si tratta, in tutta evidenza, di un problema culturale ancor prima che politico (che rappresenta la naturale conseguenza del primo): l’incapacità di analizzare il contesto, in primis, e di approntare concretamente risposte adeguate, e non solo di enunciare principî eterei, perché mai trasformati in qualcosa di tangibile.
Certo, va dato atto al rapporto Colao di aver provato (quantomeno) a definire in modo (un po’) strutturato il contesto (2), e di dare una parvenza di struttura anche all’analisi svolta, sintetizzando in un documento, tutto sommato snello, la moltitudine di problemi e la pletora di rivendicazioni di parte, anche con una veste grafica (non accattivante ma almeno) didattica.
E, del resto, al manager e alla sua task force questo era stato chiesto.
Ciò che meraviglia è il fatto che la politica, questa politica, dopo anni durante i quali si sono susseguiti altri studi, altre task force, altre discussioni e altri balletti dialettici sul “cosa è necessario fare”, rivendicato come idea originale ad ogni piè sospinto, abbia sentito ancora la necessità di sentirsi propinare le stesse soluzioni “di massima”, magari rinverdite con qualche annotazione tecnologica (3).
Ciò che meraviglia è che la politica, questa politica, continui ad emanare leggi che replicano – ma con l’aggravante di dover essere, al contrario, operative, quello schema.

È successo nel DL semplificazioni, nel quale oltre:

  • a qualche novità meramente linguistica (4);
  • a qualche precisazione “temporale” in ordine allo svolgimento della procedura di VIA (5);
  • a previsioni che aspettano di essere rese attuative da decreti che chissà quando vedranno la luce (della serie: campa cavallo che l’erba cresce!) o addirittura di essere definite (6);
  • alla previsione di poteri sostitutivi (peraltro limitati) dello Stato in caso di inerzia regionale (7);
  • alla predisposizione di una task force (ma questa volta sotto le vesti di una nuova Commissione(8) );
  • ad una norma volta a regolare i rapporti fra gli Stati nel caso in cui sussistano ragioni di segreto industriale che possono consigliare l’opportunità di “non rendere pubblica parte della documentazione relativa al progetto, allo studio preliminare ambientale o al SIA;
  • ad un paio di modifiche relative allo svolgimento del procedimento di verifica di assoggettabilità ambientale (9) e alla consultazione preventiva (10) , e
  • alla modifica quantitativa dei progetti di competenza statale (11),

le altre modifiche introdotte hanno sostanzialmente riguardato:

  • procedure e semplificazioni, senza tuttavia spiegare come le une e le altre (una addirittura è facoltativa (12)) saranno ideate, implementate e, soprattutto, continuamente gestite;
  • aspetti critici, che sicuramente daranno adito a polemiche e a strascichi giudiziari (13).

Ma il DL semplificazioni non è che l’ultimo atto in ordine cronologico, presentato come (lo abbiamo già detto?) la “madre di tutte le riforme”, sia pure nato anch’esso, come i suoi più o meno illustri predecessori, in un contesto emergenziale, e in quanto tale decontestualizzato e decontestualizzante.

Le mie conclusioni sul rapporto Colao

Niente di nuovo, dunque.
Nessuna idea nuova, quindi: del resto, “le idee si assomigliano molto, quando si conoscono (14) ”.
Il déjà vu cui si è fatto riferimento, all’inizio di questo contributo, che vuol dire proprio questo: la sensazione (?) che si parli sempre delle stesse cose, ma non per cambiarle, in un naturale e fisiologico processo di miglioramento continuo, di progresso, ma soltanto per continuare a parlarne, in una serrata lotta alle cause (queste sconosciute!), nell’attesa (di Godot) che quasi per miracolo succeda qualcosa, che le semplificazioni si materializzino da sole, che la sburocratizzazione avvenga per esaurimento dell’entropia (15), che arrivi un fattore esterno che “ci renderà migliori” (uno dei mantra che più circolavano durante la fase di lockdown).
Come sappiamo tutti, per ottenere risultati non bisogna aspettare, ma passare dalle parole all’Azione, a meno che non si voglia adottare la filosofia di Oscar Wilde, che a proposito delle attese (ma di ben altro tipo), diceva: “se non ci metterà troppo, l’aspetterò tutta la vita”.
Solo facendo ciò che sappiamo deve essere fatto (il necessario, il possibile e poi pure l’impossibile (16) ), potremo un giorno dire il nostro Paese salvo.
Salvo intese, naturalmente (17) .

Note

(1) “Ecco gli uomini! Se la prendono con la scarpa quando la colpa è del piede.”
“Dunque non diciamo male della nostra epoca, non è più disgraziata delle altre. (Silenzio.) Non ne diciamo neanche bene. (Silenzio.) Non ne parliamo. (Silenzio.) È vero che la popolazione è aumentata…” Frasi nonsense tratte da “Aspettando Godot”, di S. Backett

(2) In questo senso “richiamando alla memoria” alcuni dati che evidentemente la politica sembra distrattamente dimenticare, tutta presa com’è a parlare di sé stessa, come se fosse sufficiente proclamare soluzioni a problemi – che sono sempre gli stessi – per immaginare di poterli risolvere.

(3) I termini più utilizzati sono “identificare”, “pianificare”, “istituire”, “pensare concretamente”, “rivedere”, “sburocratizzare”, “effettuare interventi mirati di manutenzione”, “estendere selettivamente”, “delegare”, “mappare”, “negoziare”, “incrementare i controlli”, nell’ordine: “sviluppare-creare-lanciare-prevedere-definire” un piano, che solo a volte ha il rango di strategico. Insomma, si utilizzano verbi molto generici, che possono essere riempiti con molteplici contenuti, e che soprattutto rimandano ad un futuro bucolico la realizzazione di interventi che avrebbero dovuto essere già implementati anni or sono, e che con il passare del tempo – per tornare al concetto di tecnologia – se infine implementati, potrebbero nascere già vecchi….

(4) Diverse righe per spiegarci che le parole “gli elaborati progettuali” sono sostituite con le parole “i progetti”….

(5) L’esito della valutazione preliminare e la documentazione trasmessa dal proponente sono tempestivamente pubblicati dall’autorità competente sul proprio sito internet istituzionale”, laddove tempestivamente significa tutto, ma soprattutto il suo contrario. Senza contare che tutti gli altri termini dimezzati o comunque ridotti non hanno il carattere delle perentorietà, con la logica conseguenza di essere dotati della stessa forza persuasiva di un “tempestivamente” qualsiasi….

(6) Basti pensare all’art. 38 (Semplificazioni in materia di VIA per interventi di incremento della sicurezza di infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie e idriche e delle procedure di finanziamento e di attuazione degli interventi infrastrutturali), laddove si dice che “con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, adottato entro trenta giorni […]sono individuati gli interventi urgenti finalizzati al potenziamento o all’adeguamento della sicurezza delle infrastrutture stradali, autostradali, ferroviarie e idriche esistenti […]”.

(7) Previsione che fa sorridere, se solo si considerano i gravi ritardi che lo stesso Stato continua ad accumulare.

(8) La Commissione Tecnica PNIEC

(9) Dove peraltro sono stati espunti i riferimenti alla perentorietà dei termini ivi previsti…

(10) Che in ogni caso riguarda soltanto delle facoltà…

(11) Per gli impianti di stoccaggio “di petrolio, prodotti chimici, prodotti petroliferi e prodotti petrolchimici”, la capacità complessiva per rientrare nella competenza statale è salita da 40.000 m3 (equivalenti indicativamente a circa 34.000 tonnellate) a 200.000 tonnellate (i calcoli sono stati fatti da chi scrive, sulla base di una media del peso specifico dei prodotti ivi elencati, previa specifica documentazione, dal momento che ad una prima lettura non era chiaro il perché del cambio di unità di misura…).

(12) Mi riferisco all’art. 41, laddove si recita che “l’autorità procedente, qualora lo ritenga necessario […]”, può adottare misure di semplificazione in materia di interventi contro il dissesto idrogeologico, ma anche all’art. 39 – semplificazione delle procedure per interventi e opere nei siti oggetto di bonifica, con il quale si introduce l’art. 242-ter all’interno del D.Lgs n. 152/06, “Interventi e opere nei siti oggetto di bonifica” – forse l’unico che sembra in qualche modo innovativo (“Nei siti oggetto di bonifica, inclusi i siti di interesse nazionale, possono essere realizzati interventi e opere richiesti dalla normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, di manutenzione ordinaria e straordinaria di impianti e infrastrutture, compresi adeguamenti alle prescrizioni autorizzative, nonché opere lineari necessarie per l’esercizio di impianti e forniture di servizi e, più in generale, altre opere lineari di pubblico interesse, di sistemazione idraulica, di mitigazione del rischio idraulico, opere per la realizzazione di impianti per la produzione energetica da fonti rinnovabili e di sistemi di accumulo, esclusi gli impianti termoelettrici, fatti salvi i casi di riconversione da un combustibile fossile ad altra fonte meno inquinante o qualora l’installazione comporti una riduzione degli impatti ambientali rispetto all’assetto esistente, opere con le medesime connesse, infrastrutture indispensabili alla costruzione e all’esercizio degli stessi impianti […]”), fermo restando che si tratta di facoltà, e considerato il fatto che comunque sarà l’autorità competente (ex lege, ma non sempre anche a livello operativo…) a valutare il rispetto delle condizioni….

(13) La previsione di cui all’art. 43, che modifica il D.Lgs n. 28/11, prevedendo che “nel caso di progetti di modifica di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili afferenti a integrali ricostruzioni, rifacimenti, riattivazioni e potenziamenti, la valutazione di impatto ambientale ha ad oggetto solo l’esame delle variazioni dell’impatto sull’ambiente indotte dal progetto proposto” e non invece a quello complessivo.

(14) S. Beckett, “Malone muore”.

(15) Quella delle “resistenze burocratiche” cui si fa riferimento nel Piano Colao…

(16) “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”.
(San Francesco d’Assisi)

(17) Un’esagerazione, altrettanto ovviamente. Ma “un’esagerazione è una verità che ha perso la calma” (Khalil Gibran)

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